Raphaël Elisabeth

Raphaël Elisabeth

Cantique des cantiques scultura tessile e porcellana 26 x 26 x 10 cm

 

 

Elisabeth Raphaël è nata il 14 luglio 1958 a Compiègne, Hauts-de-France e lavora tra Parigi e Gerusalemme. Laureata all’Istituto di Lingue e Civiltà Orientali, INALCO, ha proseguito i suoi studi presso l’Institut d’Études Politiques de Paris, IEP, dove ha discusso la sua tesi “Politica di difesa della Cina”. Storica della Cina e analista della politica strategica della Repubblica Popolare Cinese, ha pubblicato, nel 1999, nella raccolta Que sais-je, “La Cihine et le nucléaire” e insegna civiltà cinese all’Università di Orleans fino al 2021. Allieva del pittore Philippe Charlemagne a Compiègne, imparò “le modelage” da Jérôme Bacharach a Parigi. Nel 2004 ha incontrato a Parigi, la ceramista americana, Fance Franck. Elisabeth Raphaël si trasferisce nel Berri e crea una profonda amicizia con la ceramista Jacqueline Lerat, il pittore Fred Deux e l’incisore Cécile Reims.

Il suo lavoro si ispira alla lettura di filosofi, poeti e pensatori della tradizione ebraica. Elisabeth Raphaël si avvicina agli scritti degli artisti, Mel Alexenberg, Constantin Brancusi, Eduardo Chillida, Paul Klee, Barnett Newman, Mark Rothko. Per Elisabeth Raphaël, le domande, le emozioni e la meraviglia che l’arte fornisce possono consentire all’Uomo di riconnettersi con la natura umana persa nella perversità dei pensieri ideologici, dogmatici e razionalisti, e profondamente ferita dalla Shoah.

Elisabeth Raphaël ha esposto a Londra, New York, Chicago, Tel Aviv, Pechino e Fuping (Cina), Ube (Giappone). È presente nelle collezioni pubbliche in Francia e Israele. Al Museo Magnelli di Vallauris con l’installazione, L’Exode, 2012, centinaia di fogli di porcellana modellati, disposti in un laccio spazzolato con resina di acacia, invitano all’interrogazione. La proiezione a ripetizione di una sequenza filmata, sullo sfondo dell’installazione posta a terra, crea una messa in discussione del mondo in confronto con il testo scritto. L’Esodo ci invita ad andare oltre la Scrittura, a metterla in movimento. Al Museo di Châteauroux, una scultura in omaggio a Fred Deux della serie, Eloge de la caresse, 2013, porcellana, tessuto e terra. La carezza metaforica della lettura abbagliata dal Libro. Nelle collezioni del Museo d’Arte Yad Vashem Gerusalemme entra una sua scultura, Salmo, 2014, porcellana e acciaio.

Luce delle stelle estinte L’impresa di sterminio della Germania nazista colpisce tutta l’umanità, individualmente e collettivamente, il più delle volte inconsciamente. Il razionalismo aveva già iniziato l’opera di distruzione del Nome che il nazismo intendeva portare a termine attraverso lo sterminio del popolo del Libro. “La passione dell’uomo moderno per l’immagine a scapito della parola scritta potrebbe benissimo derivare da questa distruzione”, scrive lo psichiatra e psicoanalista Gérard Haddad nel suo libro Lumière des astres éteint. Il nazismo ha fallito, luce, disastro spento. Il Libro continua a cantare, ma l’umanità è estremamente indebolita. “È proprio questa fragilità che dà al nostro tempo, questa apparenza di psicosi generalizzata”, precisa Gérard Haddad. Di fronte all’opera di distruzione del Nome, è imperativo che delle forze contrarie all’aria del tempo lavorino alla riparazione del mondo. Questa installazione di fogli di porcellana, tessuti, spille arrugginite e cenere su bancale, ci invita a ricordare e non dimenticare. Fa eco alla frase di Justin Godart incisa sul frontone del memoriale della Shoah a Parigi, “Al cospetto del martire ebreo ignoto inchinati con rispetto e pietà per tutti i martiri, cammina con il pensiero rivolto a loro lungo il loro doloroso cammino, ti condurrà al più alto vertice di giustizia e verità”.

Elogio della carezza “Il corpo accarezzato fa fiorire la mano. Al pugno manca la carezza; manca anche, la piuma. La penna schuide la mano. La Mano si apre alla parola, si apre alla distanza”. Edmond Jabès, La mémoire et la main. La carezza è un modo di essere, un’etica della tenerezza, Emmanuel Lévinas ha introdotto questo concetto in filosofia, nel Tempo e l’Altro. “La carezza non sa cosa sta cercando. Questo “non sapere”, questo disturbo fondamentale è l’essenziale. È come un gioco con qualcosa che si sottrae”. “La filosofia della carezza scuote le percezioni inequivocabili e finite in cui il pensiero è già fatto”, scrive Marc-Alain Ouaknin in Lire aux éclats. A proposito del Libro, precisa : “Il mondo non realizza la Scrittura. E la Scrittura non annuncia il mondo”, e propone una lettura frammentata del Testo: “Come insieme di segni perfetti, il Testo non è mai raggiunto. Possiamo dire che è accarezzato”. La carezza è una metafora della lettura estasiata del Libro. Ci incoraggia ad andare oltre il testo. Alla ricerca di un significato, apre il testo a infinite interpretazioni.

Tikoun – Riparazione Sei milioni di anime sacrificate sull’altare dell’ideologia nazista e dell’antisemitismo europeo non sono stati sufficienti. Nonostante la tragedia che fu il tentativo di sterminio del popolo del Libro nel ventesimo secolo, il mondo continua la sua impresa di distruzione. Di fronte a questo fenomeno più grande di noi, è necessario agire con la speranza che l’azione riparatrice e creativa dà. Come obolo espiatorio, una serie di fotografie e sculture esortano alla riparazione di un mondo profondamente ferito, da costruire sulle macerie della storia.

Lumièredesastreséteints

Lumière des astres éteints, installazione di lastre di porcellana, strisce di tessuto, spille da balia arrugginite e cenere, su pallet, 80x60x26cm

Psaume90

Psaume 90, posa in opera, lastre di porcellana ea mano, tessili, acciaio e terra.

Tikoun

Tikoun, réparation 6 (retour de Tel Aviv). Cemento, acciaio, lastre di porcellana, striscia di tessuto, spilla da balia arrugginita, 18x10x10cm

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